La sindrome metabolica è caratterizzata dalla contemporanea presenza di alterazioni metaboliche ed emodinamiche che rappresentano un fattore di rischio per l'insorgenza di malattie cardiovascolari e tumori. Presenta un accumulo di tessuto adiposo localizzato nella regione addominale, che caratterizza il sovrappeso “a mela”, ed è associato ad un più alto rischio rispetto al grasso periferico (ad esempio quello nella zona gluteo-femorale).
Nei paesi occidentali, Europa e USA, oltre il 35% degli ultracinquantenni soffrono di sindrome metabolica, con una maggior presenza delle donne rispetto agli uomini. Negli adulti dai 18 anni in su, la prevalenza della sindrome metabolica avrebbe avuto una crescita di oltre il 35% dal 1988-1994 al 2007-2012, aumentando dal 25,3% al 34,2%. Invece nella popolazione italiana andiamo dal 17,8% al 34,1%.
Le cause sono da ricercare in una combinazione di scorrette abitudini (abitudini dietetiche e scarsa attività fisica) e predisposizione familiare (genetica). Queste cause portano all’accumulo di grasso addominale, che a sua volta ha un ruolo determinante nel favorire la combinazione dei diversi fattori di rischio. Tra questi, la resistenza all’insulina è fondamentale nell’insorgenza non solo di iperglicemia e diabete, ma anche della dislipidemia e dell’ipertensione.
Per diagnosticare la presenza della sindrome metabolica devono essere presenti almeno tre delle seguenti alterazioni:
- Obesità addominale (≥102 cm in M e ≥88 cm in F)
- Trigliceridi alti (≥150 mg/dl)
- Colesterolo HDL basso (quello buono) (<40 mg/dl in M e<50 mg/dl in F) tot >200, ldl >160
- Pressione arteriosa alta (≥130/≥85 mm Hg)
- Glicemia a digiuno alto (≥100 mg/dl)
Quindi la probabilità di sviluppare la sindrome metabolica è strettamente legata al sovrappeso, all’obesità e alla mancanza di attività fisica. L’impegno per uno stile di vita sano può essere di beneficio nel prevenire i fattori che causano la sindrome metabolica. In tal senso, la riduzione del peso corporeo, attraverso l’adozione di una dieta sana e la pratica dell’esercizio fisico, rappresenta un traguardo da raggiungere.
In generale, non è necessario il raggiungimento del peso ideale per migliorare il profilo metabolico; infatti, nella maggior parte dei casi, è sufficiente una riduzione del 5-10% del peso corporeo per indurre effetti clinici rilevanti. A supporto di quest’affermazione, studi scientifici hanno dimostrato che il miglioramento dell’insulino-sensibilità ottenuto con una riduzione del peso corporeo è compreso tra il 30 e il 60%. Gli effetti positivi conseguenti alla riduzione del peso corporeo normalmente continuano fino a quando si mantiene la riduzione del sovrappeso.
In un’alimentazione sana abbiamo un elevato consumo di verdure, frutta, cereali integrali, proteine magre; una limitazione dell’assunzione di bevande zuccherate, alcool, sale, grassi saturi e grassi trans.
Anche la pratica dell’attività fisica svolge un ruolo essenziale nella prevenzione e nel trattamento della sindrome metabolica. Un recente studio ha avuto valutato l’associazione tra l’allenamento contro resistenza, con o senza esercizio aerobico, e il rischio di sviluppare sindrome metabolica in adulti di circa 46 anni, in salute. E ha dimostrato che l’allenamento effettuato contro resistenza riduce il rischio di sviluppo di sindrome metabolica e che l’aggiunta dell’esercizio aerobico è associata a un rischio d’incidenza ancora più basso.
Dott.ssa Sarah Ferma
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